“Questi cazzi di piccioni”


Con il recente “Piano di contenimento del colombo 2024-2029” votato all’unanimità dal consiglio della Città Metropolitana di Torino, l’ente sollecita i comuni a dotarsi di strumenti normativi adeguati per contrastare la proliferazione di questi volatili.

di G. D’A.

Per l’articolo di riflessione di questa domenica, riprendiamo il titolo di una canzone di Frank Zappa, in maniera da accendere una luce su una criticità forse troppo sottovalutata dalle amministrazioni comunali. E lo facciamo partendo dalla recente approvazione del “Piano di contenimento del colombo 2024-2029” votato all’unanimità dal consiglio della Città Metropolitana di Torino. Un provvedimento che mira a contrastare la proliferazione dei piccioni nelle zone rurali, dove causano ogni anno milioni di euro di danni alle colture cerealicole, e nelle zone urbane, dove si pongono invece problemi igienici e di decoro degli spazi pubblici. E sul tema della salute pubblica ne sanno qualcosa gli studenti che esattamente un anno fa frequentavano l’istituto tecnico Fermi di Cirié, chiuso qualche giorno perché riscontrate in diverse aule la presenza di zecche di piccione.

Focalizzando l’attenzione più sulle possibili ricadute nelle nostre città, andando più nello specifico, come si legge nella delibera dell’ex provincia, “le misure preventive di contenimento nell’ambito urbano saranno volte a ridurre le risorse alimentari e i siti di nidificazione, con il divieto di somministrazione di granaglie o altri alimenti appetiti dai colombi in luoghi pubblici, l’obbligo di occlusione fisica dei punti di accesso dei volatili agli edifici pubblici e privati e ai piloni dei cavalcavia“.

Ma come si suol dire, tra il dire e il fare…

Tanti comuni, per esempio, e non fanno eccezione quelli della nostra zona, non prevedono nei vari regolamenti, il divieto di dare da mangiare ai volatili in questione. E ciò accade soprattutto nei cortili privati, ma anche in pazze e luoghi pubblici, dove alcuni condomini e cittadini forniscono quotidianamente cibo, soprattutto pane, ai colombi, ma che, pur richiamati dagli amministratori di stabili, da altri condomini e cittadini, continuano la somministrazione perché non passibili di sanzioni. Ci sono poi le eccezioni come la multa di 167 euro commisurata dai vigili di un comune del milanese ad un uomo che dava ai colombi delle briciole di cracker. Ma sono eccezioni. Ora, però, per farne diventare la regola, la Città Metropolitana sollecita che questo comportamento venga contrastato dalle amministrazioni comunali, chiedendo che queste si dotino di strumenti normativi adeguati.

Nelle zone rurali e agricole, l’applicazione del piano di contenimento metropolitano è più complesso e permettere anche l’abbattimento dei piccioni. Un aspetto questo che ha suscitato la dura presa di posizione del Tavolo Animali&Ambiente, costituito dalle più importanti associazioni animaliste e ambientaliste, come Enpa, Lav, Legambiente, Lida, Lipu, Oipa, Pan, Pro Natura Torino e Sos Gaia. In una nota stampa il Tavolo ha sottolineato la sua preoccupazione per la decisione del consiglio della Città Metropolitana, definendo il provvedimento “un piano di uccisione, anche con fucili, dei colombi in aree rurali e urbane, dando scarso rilievo a interventi non cruenti“. E a questo proposito il collettivo di associazioni sta valutando azioni legali per fermare l’applicazione del provvedimento.

E mentre la diatriba va avanti, noi cittadini, bersagliati dagli escrementi dei poveri volatini, continuiamo a ripetere “questi cazzi di piccioni…”.


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Giovanni D'Amelio