Caselle: la storia dello Yad Vashem e del Tribunale dei Giusti ha chiuso “Ricordare è Dovere”


Il viaggio virtuale attraverso le immagini e le spiegazioni del dottor Aimonetto ha concluso il ciclo di incontri organizzato dall’amministrazione comunale e dalla Biblioteca in occasione della Giornata della Memoria.

di Giada Rapa

Caselle – Si è conclusa venerdì 8 febbraio la rassegna “Ricordare è Dovere”, organizzata dalla città dell’aeroporto e dalla Biblioteca civica in occasione della Giornata della Memoria.

 “Quello che come amministrazione comunale e la Biblioteca, nella persona della responsabile Tiziana Ferrettino abbiamo voluto offrire è stato un programma che non concentrasse l’attenzione soltanto su Auschwitz. Quest’ultimo è stato espressione di una malattia, ma è importante capire come si ci è arrivati, perché questo virus può riproporsi e non bisogna abbassare la guardia.” ha esordito l’assessora alla Cultura Erica Santoro, ringraziando tutte le associazioni e le persone che hanno contribuito all’organizzazione della rassegna. “Oggi concludiamo con un tema poco affrontato, ovvero quello dello Yad Vashem e del Tribunale dei Giusti, per lasciare anche un messaggio di speranza. Per ricordare che ci furono persone che si ribellarono e non restarono indifferenti, ritrovando quel senso di umanità che di nuovo oggi si sta perdendo”.

La parola è poi passata allo storico Davide Aimonetto, che ha anche mostrato una lunga serie di immagini dello Yad Vashem, da lui stesso scattate. “Lo Yad Vashem è qualcosa di unico al mondo” ha spiegato Aimonetto, che proprio grazie alle fotografie ha guidato i presenti in una sorta di viaggio virtuale estremamente vivido e appassionato attraverso le diverse anime della struttura, dal Museo dell’Olocausto, alla Sala della Memoria, passando per la Sala dei Nomi e il Memoriale dei Bambini fino ad arrivare alla Valle delle Comunità e al Giardino dei Giusti, senza tralasciare un accenno al Museo dell’Arte dell’Olocausto. Compito dello Yad Vashem, Ente Nazionale per la Memoria della Shoah, è quello di documentare e tramandare la storia del popolo ebraico durante la Shoah, preservando la memoria storica di ognuna delle sei milioni di vittime. “Il tema della memoria è costante e questa frase non è certo retorica. Per lo Yad Vashem davvero ogni singolo nome è una storia, una vita. Presso la Sala, dei Nomi si possono trovare le storie di circa 2 milioni di ebrei, ricostruire minuziosamente attraverso un paziente lavoro di osservazione fotografica e si ascolto di testimonianze dirette e indirette. Ne mancano ancora 4 milioni, ma allo Yad Vashem sono fiduciosi”.

Ma alla tragedia e all’orrore vissuto da queste persone si è affiancata la speranza e il riconoscimento per coloro che hanno deciso di ribellarsi a quanto stava accadendo con il Tribunale dei Giusti. “Giusto è quell’uomo o quella donna, che a rischio della propria vita ha salvato o uno o mille ebrei senza riscontro personale. Non c’è distinzione di sesso, razza, ceto sociale” ha sottolineato Aimonetto, ricordando anche gli italiani Giorgio Perlasca e Gino Bartali, i cui nomi sono proprio tra “i giusti tra le nazioni”. Tuttavia, l’impegno dello Yad Vashem è anche quello di combattere l’ondata di negazionismo che purtroppo dilaga. Ricordare e non dimenticare è importante, perché come ha detto Elie Wiesel in occasione dell’inaugurazione del nuovo Yad Vashem “La Shoah non è stata la bestialità degli uomini contro altri uomini. No, la Shoah è stata la bestialità dell’uomo contro gli ebrei. Gli ebrei non sono stati uccisi perché erano esseri umani. Agli occhi dei loro assassini, essi non erano umani, ma ebrei”.


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