Caselle: Percorsi di Legalità con Luana Ilardo e Luciana Di Mauro


La Commissione Pari Opportunità e per la Promozione della Legalità, congiuntamente con l’assessorato alla Pari Opportunità, anche in modalità on-line ha deciso di promuovere diversi appuntamenti sul tema.

di Giada Rapa

Il 21 marzo, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno in Ricordo delle Vittime Innocenti delle Mafie, l’assessorato alle Pari Opportunità -nella persona dell’assessora Angela Grimaldi– e la Commissione Pari Opportunità e per la Promozione della Legalità -rappresentata dalla Presidente Loredana Bagnato– ha dato inizio a un ciclo di tre incontri per affrontare questa importante tematica.

Domenica 21 marzo, seppure in modalità telematica a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, è stato letto un elenco formato da più di 1.000 nomi, di cui 109 bambini: i nomi delle persone decedute per mano mafiosa. Nella stessa occasione è anche stata disvelata alla cittadinanza l’icona scelta per questo 2021 come simbolo dei Percorsi di Legalità: la Guardia Giurata Gaetano Montanino, ucciso il 4 agosto 2009. Questo è stato il primo appuntamento, seguito da due serate -sempre in streaming attraverso le pagine Facebook Commissione Pari Opportunità Caselle e Caselle A CASA TUA– che hanno visto come protagoniste Luana Ilardo e Luciana Di Mauro.

Luana Ilardo, coadiuvata anche dall’avvocato Felice Centineo Cavarretta Mazzoleni, ha raccontato la sua complessa -e di notevole impatto emotivo- situazione di figlia dell’ex boss e collaboratore di giustizia Luigi Ilardo, ucciso a Catania il 10 maggio 1996. Una storia che ha ancora tanti, troppi, punti oscuri. Per anni, infatti, i familiari non hanno mai saputo del suo ruolo di collaboratore. “Tutto quello che so di mio padre l’ho appreso a mezzo stampa, mai dalla sua bocca. Per molto tempo ho creduto che il suo omicidio fosse legato a una sua presunta scalata nella gerarchia della mafia del territorio. Poi ho dovuto rapportarmi con un’altra realtà” racconta Luana, spiegando anche come suo padre avesse partito duramente la carcerazione, soprattutto per la lontananza da lei e da sua sorella. Un uomo che non cercava sconti di pena, ma un riscatto morale: un uomo che ha permesso di arrestare sette importanti latitanti di Cosa Nostra -risultato mai raggiunto prima- e che aveva intenzione di rivelare molto di più, soprattutto in merito a parti deviate delle istituzioni, massoneria, rapporto Stato-Mafia. Dichiarazioni che avrebbe dovuto fare il 14 maggio 1996, quattro giorni dopo il suo omicidio.

Altrettanto d’impatto è la storia di Luciana Di Mauro, vedova della Guardia Giurata Gaetano Montanino. Una donna che ha fatto in modo che dal sangue del marito nascesse qualcosa di buono, perdonando il ragazzo che si era macchiato di quel crimine. Era il 4 agosto del 2009, quando Montanino è stato ammazzato da Antonio, rapinatore 17enne diventato padre da pochissimo, che dopo la condanna a 22 anni di carcere -preso dal rimorso- ha chiesto più volte di incontrare la vedova Di Mauro. Un incontro avvenuto 8 anni dopo, quasi per caso, durante una marcia di Libera sul lungomare di Napoli. “A differenza di quanto avessi immaginato, non mi sono trovata davanti un mostro, con la cattiveria negli occhi, ma un ragazzino con lo sguardo carico di dolore, che mi osservava tremante”. Da quel momento è iniziato un percorso di riconciliazione tra Luciana e Antonio: Luciana ha conosciuto i figli del giovane -che inizieranno a chiamarla nonnaha accettato che venisse rilasciato in libertà vigilata, lo ha aiutato a trovare un lavoro, lo ha fatto studiare anche grazie all’aiuto di Tomas Piccinini, ex sindaco di Mozzecane.

Storie di donne straordinarie, che non smettono di lottare per quello in cui credono, e continuano a portare avanti il loro forte messaggio di lotta alle mafie.


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