Attraverso il libro di Bruno Maida è stato ricordato come la scuola abbia avuto un ruolo centrale nell’educazione al razzismo e all’esclusione.
dalla Redazione
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Shoah: una pagina terribile della storia dell’umanità, che non può e non deve essere dimenticata, per la quale è importante non relegare il ricordo al solo 27 Gennaio, Giorno della Memoria. Per questo motivo Endrio Milano, esponente della Lista Civica Progressista Progetto Caselle 2027, ha promosso una serata dedicata al tema, partendo da un punto di vista a volte un po’ trascurato: quello dei bambini. Bambini che hanno subito la deportazione ma, ancora prima, le leggi razziali italiane a partire dal 1938.
E lo ha fatto attraverso la presentazione del libro “La Shoah dei Bambini – La persecuzione dell’infanzia ebraica 1938-1945”, scritto dallo storico Bruno Maida, nel quale viene analizzato il ruolo fondamentale della scuola nella diffusione del sentimento di odio verso la razza. “Da un giorno all’altro i bambini scoprirono di essere ebrei” ha ricordato Maida, sottolineando come le leggi razziali italiane non furono soltanto un’imitazione di quelle naziste, ma anzi furono più dure, con la cacciata totale e immediata dalle scuole. Un confronto sul tema che, oltre allo stesso scrittore, ha coinvolto anche David Sorani della Comunità Ebraica di Torino e Gianguido Passoni, Presidente dell’Istituto Piemontese “Antonio Gramsci”.
Dalle parole dei presenti si è quindi evidenziata una totale negazione dell’integrazione che, come ha affermato Milano, non è molto diversa dalla propaganda di adesso. Una propaganda che utilizza parole diverse, ma che in fondo intende portare allo stesso risultato. “La lettura di questi libri è necessaria, perché ci ricordano l’attualità del fascismo”.
Presente alla serata anche il Sindaco Giuseppe Marsaglia, che ha portato i saluti dell’amministrazione. “Per me è un onore avere persone come voi che ricordano queste tragedie. Ringrazio Endrio Milano per queste serate, che ci offrono molteplici spunti di riflessione” ha commentato il primo cittadino.