Il caso delle tessere del PD continua a tenere banco, tra accuse e recriminazioni. Manuela Anedda, che in qualche modo ha scatenato questo “terremoto” politico racconta in questa intervista le sue motivazioni.
di Giada Rapa
BORGARO – Partiamo dal principio per dare una corretta linea temporale. Quando e come è iniziato il suo attivismo politico? Ho iniziato la mia attività politica quando mi sono tesserati per l’anno 2012-2013. Mi occupavo del volantinaggio, presenziavo durante le attività con il gazebo e mi occupavo del tesseramento. Inoltre partecipavo alle riunioni interne, ma non avevo la facoltà di parlare e di porre le mie domande. Tuttavia, poiché ero politicamente “vergine” mi affidavo alle parole del Sindaco di allora, Vincenzo Barrea: se lui mi diceva di fare le cose in un determinato modo evidentemente si doveva fare così. A un certo punto però ho iniziato ad avere qualche dubbio sulla correttezza delle procedure. Non trovando risposte concrete alle mie domande ho iniziato ad allontanarmi dal partito, ben prima della mia espulsione.
Quindi le sue dichiarazioni non sono dovute a una sorta di “ripicca” nei confronti del PD? Assolutamente no. So che ci sono voci che ritengono che io lo stia facendo per rancore verso la mia mancata candidatura, ma ripeto che io avevo iniziato ad allontanarmi dal partito quasi un anno prima, perciò prendersela per questo motivo non avrebbe davvero senso.
Allora per quale motivo le dichiarazioni arrivano solo adesso e non all’epoca dei fatti? Perché soltanto adesso ho iniziato a mettere insieme tutti i pezzi. È vero che avevo avuto qualche perplessità, ma sul momento non ci aveva badato molto. Qualche volta ho sentito delle discussioni soprattutto da parte dei rappresentanti del Comitato di Tesseramento. Siccome vedevo le tessere uscire da tasche diverse pensavo fosse una questione di guerra interna. Poi un esponente del Comitato di Tesseramento ha dato le dimissioni e i miei dubbi si sono intensificati. Verso giugno 2013 ho deciso anche io di andarmene. Quando è venuta fuori la storia dei rimborsi ho iniziato a collegare le cose.
A questo punto interviene anche la consigliera di opposizione Cristina Sciandra. “Siccome sono denunce gravi ci vuole forza per raccontare determinati episodi. Una decisione che spettava soltanto a Manuela. Doveva scegliere lei se rimanere nell’omertà o se raccontare la sua verità. Ma poiché lei ora fa parte del Gruppo Latella è facile strumentalizzare la notizia”.
Anedda, lei teme una eventuale denuncia per diffamazione? No. Io ho detto la verità e non ho nessun timore. Se così non fosse perché non sono stata smentita con risposte serie e concrete?