Rubrica domenicale dedicata ai nostri amici cani e gatti. A curarla e a dare consigli utili una dottoressa veterinaria che opera nel settore.
di Arianna Cannella
Capita a volte che quando torniamo a casa troviamo il divano, il letto o il tappeto bagnato dalla pipì del nostro gatto, il quale non ha compiuto un dispetto, anche se spesso è la prima cosa che pensiamo, ma il sintomo di una patologia potenzialmente grave: la cistite. La cistite fa parte di un insieme di patologie che colpiscono le basse vie urinarie, spesso note con l’acronimo di FLUTD (Feline Lower Urological Tract Desease). La FLUTD può avere un’origine batterica, esser associata alla presenza di cristalli o calcoli (forma ostruttiva) o non avere cause apparenti per cui in quest’ultimo caso si parla di cistite idiopatca felina o FIC (Feline Idiopathic Cystitis) che rappresenta la causa più frequente di cistite nei gatti (50-70% dei casi). Anche alterazioni anatomiche, di origine congenita o traumatica, o malattie concomitanti possono talvolta causare un’infiammazione dell’apparato urinario.
SINTOMATOLOGIA – I segni clinici sono alquanto caratteristici: pollachiuria (emissione frequente di piccole quantità di urina), ematuria (presenza di sangue nelle urine), disuria (difficoltà nella minzione), periruria (minzione al di fuori della cassetta igienica), stranguria (se la malattia causa ostruzione uretrale), leccamento eccessivo della regione perineale/pelvica (osservato in alcuni soggetti come conseguenza del dolore e del fastidio locale). La minzione, nei casi più gravi, può essere accompagnata anche da vocalizzazioni. Si può anche riscontrare talvolta, la comparsa di comportamenti aggressivi.
DIAGNOSI – La sintomatologia spesso indirizza verso la diagnosi di FLUTD, la quale si accompagna ad un esame delle urine che può presentare un pH alterato, in genere basico se associato alla presenza di cristalli di struvite, a volte si riscontrano leucociti proteine e spesso sangue in quantità tanto elevata ed evidente da costituire l’unica causa per cui il gatto viene portato alla visita veterinaria. Atre indagini collaterali riguardano l’ecografia e radiografia, meno comunemente cistografia, tac, uretrografia con contrasto.
TERAPIA – La terapia rivolta a risolvere le affezioni delle vie urinarie del gatto ha un approccio multimodale; la cura è orientata, innanzittutto, a normalizzare le alterazioni riscontrate all’esame delle urine (esempio, acidificazione del pH se altamente basico), ad eliminare il dolore tramite antiinfiammatori, a debellare l’infezione batterica tramite una terapia antibiotica mirata a ripristinare l’integrità della mucosa vescicale che in questi casi è alterata, e insieme a tutto questo la riduzione dello stress. Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante, in particolare in caso di FIC, in cui lo stress ricopre il ruolo preponderante nell’instaurarsi della patologia, per cui questo consiste nell’individuare tutte le situazioni di disagio in cui vive il gatto, nell’arricchimento ambientale, nel garantire al soggetto accesso sicuro e tranquillo ad una lettiera sempre pulita priva di profumi aggressivi. Vengono, in taluni casi, consigliati anche dei prodotti che aiutino il paziente ad esser più sereno, come prodotti a base di ferormoni o fitoterapici a base di valeriana sotto forma di spray o esogatori ambientali, o integratori orali. Anche l’alimentazione riveste un ruolo chiave nel trattamento delle patologie urinarie, specifica per il tipo di problema di cui è affetto il nostro felino.