In questi giorni, come avviene periodicamente da molti anni, si è tornati a parlare della linea di trasporto 69 e del difficile rapporto tra i passeggeri borgaresi e quelli dell’area nomadi di strada dell’Aeroporto. Ma si riuscirà mai ad arrivare ad una soluzione del problema? Sulla carta si.
di Giovanni D’Amelio
La Commissione Diritti Umani del Senato a marzo di quest’anno ha approvato una risoluzione che impegna il Governo verso il superamento definitivo dei campi nomadi in Italia e per la concreta attuazione della Strategia nazionale d’Inclusione di Rom, Sinti e Camminanti. “Un documento – si legge in una nota della Commissione stessa – che nasce dalle visite svolte nei campi e villaggi attrezzati, soprattutto nella città di Roma. Nella stragrande maggioranza delle volte – prosegue il rapporto – ci si trova davanti a dei non luoghi, a spazi inadeguati e lontani dall’assicurare condizioni di vita minimamente accettabili e da chiudere al più presto, offrendo alle famiglie una sistemazione dignitosa e l’avvio di un percorso condiviso”.
L’atto parlamentare invita quindi il Governo “ad adottare misure urgenti ed efficaci per migliorare le condizioni di vita di Rom, Sinti e Camminanti, tenendo fede agli obblighi e agli impegni internazionali assunti dall’Italia”. Ma anche “di garantire le risorse finanziarie e gli strumenti adeguati per la sua effettiva attuazione, ad avviare un capillare ed efficace programma di integrazione di queste popolazioni, a partire dalla scolarizzazione dei minori e dalla programmazione di forme di inserimento al lavoro, a superare definitivamente i campi come soluzione abitativa e a garantire, di concerto con gli enti locali, la progressiva dismissione dei campi autorizzati, prevedendo soluzioni alloggiative stabili come richiesto a livello europeo”.
La risoluzione chiede quindi allo Stato, ma anche agli amministratori locali, di compiere scelte coraggiose. A Torino, il Sindaco Fassino ha più volte sostenuto che il superamento dei campi nomadi è un dovere di civiltà. E tra tante difficoltà si è quasi svuotato del tutto il campo di Lungo Stura Lazio, con rimpatri assistiti e case popolari rese disponibili. E’ auspicabile che prossimamente ciò avvenga anche per gli altri campi cittadini. Ma quanto tempo dovrà passare? Quanti soldi serviranno? Quante proteste si dovranno ancora sentire e soprattutto le eventuali soluzioni abitative in favore dei Rom quante persone faranno gridare allo scandalo?
Un ultimo quesito sul quale riflettere: oggi, chiudere i campi nomadi è un’affermazione meno utopistica rispetto a qualche anno fa, ma l’intolleranza, la rabbia e l’odio diffuso verso queste etnie è solo una questione di luogo dove vivere?