Caselli, le mafie e le cipolle di Leinì


CASELLE – Grande partecipazione per l’intervento dell’ex procuratore Giancarlo Caselli intervenuto ieri sera presso la sala Fratelli Cervi.

di Giada Rapa

2Sala gremita per la serata sulla lotta alla criminalità organizzata che si è svolta ieri sera a Caselle grazie all’ANPI e all’associazione Parole & Musica onlus in collaborazione con Libera Piemonte. Prima di entrare nel vivo della serata è stato mostrato ai presenti un breve video che ripercorre i momenti salienti dell’Operazione Minotauro, la più importante indagine di polizia contro la ‘ndrangheta avvenuta nel nord d’Italia e che ha avuto risvolti giudiziari anche nella nostra zona.

Ad aprire l’incontro Maria Grazia Sestero, Vicepresidente regionale dell’ANPI, che ha parlato dell’importanza della democrazia partecipata. “Il nostro paese sta vivendo un periodo in cui c’è la necessità di un risanamento della politica e dei suoi strumenti, nonché del rilancio della partecipazione diretta dei cittadini. Attraverso quest’ultima la mafia trova meno permeabilità. Tuttavia, anche la rottura della socialità e la crescita di un certo egoismo ha portato la politica al punto in cui è adesso”.

Successivamente la parola è passata all’ex procuratore Giancarlo Caselli, che ha presentato il suo libro Nient’altro che la verità. “L’alleanza tra la mafia e pezzi della politica è insita nel DNA della mafia stessa, e questo porta frena il progresso democratico del nostro paese” ha dichiarato l’ex magistrato, che ha anche parlato della strage di sindacalisti perpetrata durante gli anni ’80 ad opera delle associazioni mafiose. “I mafiosi fanno di tutto per apparire come persone innocue, per mimetizzarsi nella società e riuscire a fare meglio i loro loschi affari. Ma non si può trincerarsi dietro l’abilità di mimetizzarsi dei mafiosi, non è possibile continuare a fare finta di niente”. Caselli si è poi soffermato sul termine “mafia silente” comparsa durante una sentenza del 2014 proprio su Minotauro, di cui egli stesso era Procuratore Capo. “La realizzazione della legalità è un nostro vantaggio” ha concluso.

L’ultimo intervento è toccato a Maria Josè Fava, portavoce di Libera Piemonte. “Subito dopo l’8 giugno 2009 ci siamo chiesti come raccontare l’operazione Minotauro decidendo così di realizzare il documentario “Il sistema Coral”.  Nel corso del processo, Libera si è costituita parte civile e in quel momento ho vissuto la situazione nel suo complesso. Abbiamo visto che c’è la paura di denunciare, ma dobbiamo aiutare queste persone affinché trovino il coraggio. Per troppo tempo in Piemonte abbiamo pensato che la mafia non fosse un nostro problema e in questo silenzio le mafie hanno trovato lo spazio per radicarsi. Il nostro compito è fare in modo che il territorio diventi impermeabile”.

La serata si è conclusa in positivo, con il dono di un pacchetto a base di cipolla di Leinì, coltivata sui terreni confiscati alla criminalità organizzata e ora gestita dall’associazione Semi-seri.


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