Per l’esponente della lista civica “Avanti con Voi” il Comune chiede più soldi alle famiglie a fronte di una minor spesa totale del servizio. “Una cosa non vera” ribatte l’assessore Maurin.
di Giovanni D’Amelio
Marco Gravina, del gruppo politico Avanti con Voi, alcuni giorni fa ha protocollato in Comune una richiesta di informazioni sul servizio della refezione scolastica. Più in particolare la lettera, indirizzata in primis al Sindaco e all’assessore competente, chiede lumi sui costi del servizio gestito dalla ditta Camst e dagli aumenti decisi dall’amministrazione comunale lo scorso anno a carico degli utenti. “A maggio dello scorso anno – spiega Gravina – la Giunta ha provveduto ad alzare le tariffe della mensa motivando la scelta come conseguenza dell’incremento applicato dall’azienda. Tuttavia, visionando i dati del bilancio previsionale 2015 e delle delibere relative al precedente e al nuovo appalto, si nota un risparmio annuo del Comune di circa 30mila euro. Come gruppo ci chiediamo: perché questi aumenti quando invece i costi sono diminuiti?”.
Dando uno sguardo ai numeri, l’appalto della mensa che andava da settembre 2011 ad agosto 2014, costava oltre 2 milioni di euro (2.058.019). Il pasto caldo ammontava a 4,25 euro, che saliva a 5,23 euro (pasto crudo e merenda 3,10 euro) per eventuali richieste da destinare all’asilo nido in caso di contemporanea assenza delle due cuoche (ipotesi mai avvenuta sostengono in Comune). Nel nuovo capitolato, che copre un periodo più lungo che va dal 1° gennaio 2015 al 31 agosto 2018, invece il costo del servizio a domanda individuale è passato a 662.733,60 euro annui (per un totale di circa 2,4 milioni totali), mentre il pasto cotto è passato a 4,44 euro (per l’asilo nido eventuale pasto caldo 3,77 euro, pasto crudo e merenda 3,26)
“Gravina ha ragione sul fatto che l’anno scorso, dopo 5 anni, abbiamo aumentato di 20 centesimi i pasti per le fasce con redditi più alti – ribatte l’assessore Marcella Maurin – ma sbaglia sostenendo che il servizio costa percentualmente di meno, perché se il totale dell’appalto è calato la ragione è che sono calati di parecchio i pasti richiesti. Ma la spesa del cibo caldo per unità ha registrato un + 19 centesimi, gli stessi che abbiamo cercato di spalmare tra gli utenti. Fatto sta – conclude l’assessore – che il Comune continua a coprire la refezione per il 45% dell’ammontare, mentre il restante 55% è pagato dall’utenza. Senza dimenticare che la crisi ha fatto scendere molte famiglie nelle fasce più basse delle tariffe e sono tanti i nuclei che pagano un euro a pasto”.
Gravina, però, non ci sta e per lui i conti continuano a non tornare. Ora attende la risposta scritta dell’amministrazione, ma è deciso a portare avanti questa sua battaglia all’attenzione del Consiglio Comunale.