“Il Fischio Finale” è un romanzo che mescola il mondo del calcio con quello della politica, in un racconto ambientato ad alcuni anni di distanza da Tangentopoli. Il libro è tra i 27 che si contenderanno l’ambito premio letterario. Giovedì 14 aprile saranno selezionati i migliori dodici che andranno in finale.
di Giada Rapa
Davide Rubini, cresciuto a Borgaro, è un manager per scelta che ama viaggiare e ha una passione smodata per la lettura. Ma è anche uno scrittore che, iniziando per gioco quando era solo un ragazzino, ha già pubblicato diversi libri di cui due con Alessandro Fusacchia. Ora con il suo ultimo romanzo, “Il Fischio Finale”, Rubini è tra i candidati del Premio Strega 2016. “Ovviamente sono molto contento di questo risultato – spiega – poiché è stata riconosciuta l’importanza di ciò che voglio raccontare nella mia storia, ovvero di quella parte di Italia che cerca sempre il sotterfugio. Sicuramente cercherò di sfruttare al meglio questa opportunità, ma non mi faccio troppe illusioni”. La trama su cui si sviluppa “Il Fischio Finale” nasce dall’interesse e dalla volontà dell’autore di scrivere qualcosa che avesse a che fare con lo sport e con la sua dimensione etica, anche se nel momento in cui questo si scontra con la politica emerge una dimensione fatta di corruzione e di mezzucci.
“Protagonista del racconto – racconta Rubini – è Brando Adelmi, capitano e colonna portante della squadra della Rivaermosa, che per la prima volta si ritrova in Serie C2. Proprio in quel momento a Brando, definito un alto mediocre, verrà proposta l’opportunità di candidarsi in qualità di consigliere, poiché in lui Ugo Carminati, politico di lunga data ed ex consigliere provinciale, vede un bacino di voti assicurato. La storia di Adelmo si svolge nell’Italia degli anni ’90, poco dopo Tangentopoli, non a caso”. Per Rubini, infatti, quegli anni sono avvolti da una sorta di “mistero” che ha portato a qualcosa di irrisolto. “È un tentativo di dare una chiave di lettura alla condizione di un’Italia che non diventa mai matura – aggiunge ancora Davide – il cui scopo è proprio quello di ricostruire un archivio post-tangentopoli, collaborando con TellHistory, affinché la vicenda assuma davvero un valore nei prossimi anni. La mia intenzione non è solo quella di ricostruire una memoria, ma anche lanciare un messaggio rispetto a un rischio”. Con questo libro l’autore cerca di porre l’attenzione del lettore su quanto poco sia cambiata l’Italia negli ultimi 20 anni, portandolo a interrogarsi sulla possibilità di qualcosa di diverso.