Sciesopoli, la colonia nazista che diventò un luogo di rinascita per 800 orfani ebrei


Mercoledì, in occasione della Giornata della Memoria, si è tenuta a Mappano una mostra per non dimenticare una delle pagine più tristi della storia umana, ma anche per lanciare un segnale di speranza.

di Giada Rapa

2Mappano – Durante i giorni della Memoria è facile parlare di vittime, di numeri, di quanto questa terribile pagina della storia umana resterà indelebile nella memoria di chi l’ha vissuta e di chi ha deciso di prenderne il testimone. La serata organizzata al CIM due sere fa ha cercato di fare qualcosa di diverso: parlare del dramma della Shoah trasmettendo comunque un messaggio di speranza. Proprio per questo motivo si è deciso di portare a conoscenza la storia, davvero particolare, di Sciesopoli, la colonia fascista che alla fine della guerra ha accolto tra le sue mura più di 800 orfani ebrei riportandoli alla vita e riconnettendoli alle loro origini.

Tante le particolarità della colonia sono state illustrate durante la serata dall’archivista Bernardino Pasinelli. Sciesopoli già nel 1933 possedeva una piscina riscaldata e un solarium in cui fare cure elioterapiche anti-tubercolari e che osservato dall’alto mostra di avere la configurazione del fascio littorio. Un luogo in cui, dopo la guerra, gli orfani imparavano la cultura ebraica grazie al maestro Moshe Zeiri e si riappropriavano della loro voce con la realizzazione del giornalino “La nostra parola”. Tra le regole in vigore una colpisce in modo particolare: quella di non avere alcun ricordo del passato. Ma come espresso da un sopravvissuto “quello che mi hanno fatto era troppo terribile per essere dimenticato”. Un motivo che deve spingere anche le nuove generazioni a non dimenticare mai, soprattutto nel momento in cui i sopravvissuti scompariranno. Tuttavia la memoria non deve solo parlare dei morti, ma anche dei vivi per non perdere la speranza. Proprio nell’ottica del ricordo, correlato alla speranza, Pasinelli ha lanciato una proposta. “Perché, oltre alle pietre da inciampo, non fare anche delle pietre d’incanto o di accoglienza per segnalare quei luoghi in cui si sono verificati atti di grande coraggio e generosità che hanno portato a episodi di salvezza?”.

Nella mattinata di giovedì 28 gennaio invece, con la partecipazione delle scuole, l’Albero della Pace è stato arricchito di foglie di carta sulle quali sono state scritte frasi tratte da “Ho diritto” e sono state “portate alla luce” le panchine della fraternità quali simbolo di solidarietà verso il popolo francese, recente vittima di diversi attentati terroristici. Piccoli gesti per affermare il principio del rispetto alla vita, combattere ogni forma di violenza e valorizzare il dialogo.


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