Rubrica domenicale dedicata ai nostri amici cani e gatti. A curarla e a dare consigli utili una dottoressa veterinaria che opera nel settore.
di Arianna Cannella
Proseguendo il discorso riguardo le profilassi verso i patogeni con cui il cane può venire in contatto nel periodo caldo dell’anno, non possiamo non parlare della leishmaniosi. La leishmaniosi è una zoonosi, che può colpire anche l’uomo, causata da un organismo unicellulare del genere Leishmania la cui specie più presente nel sud Europa è L. infantum. Questo protozoo diventa infettante, quindi pericoloso, in seguito allo sviluppo all’interno di un vettore, il Phlebotomus, attivo a temperature superiori ai 18 gradi, dal tramonto all’alba. Responsabile della trasmissione dell’infezione è la femmina di flebotomo (o pappatacio), zanzara di 2-4 mm di lunghezza, che effettua il pasto di sangue al fine dell’ovodeposizione, su diverse specie di mammiferi ma è il cane la sola specie attualmente riconosciuta quale resevoir (serbatoio) della malattia, anche se si stanno effettuando studi sul ruolo giocato dal gatto e dal ratto nella diffusione di questa malattia. La Leishmania viene principalmente trasmessa dal flebotomo al cane a livello cutaneo nel sito di puntura, dove viene fagocitato dai macrofagi lì presenti. Altre modalità di trasmissione sono rappresentate da trasfusione, trasmissione transplacentare e coitale, ma dal punto di vista epidemiologico queste vie sono meno rilevanti. L’eventuale sviluppo della malattia e la sua gravità dipendono dal sistema immunitario e dalla presenza di malattie concomitanti presenti nel cane punto: l’infezione può rimanere in forma subclinica dai tre mesi fino ad alcuni anni. Alcuni cani che sono stati esposti all’infezione non manifesteranno mai la malattia se non in forma lieve, altri invece sono a rischio di vita, per questo è molto importante testare i cani e stadiare l’infezione e la gravità della malattia quando presenti, lavoro non facile perché spesso, anche se i segni clinici sono suggestivi di tale patologia, spesso i test diagnostici risultano negativi.
LA CURA – La stadiazione è molto importante per impostare la terapia e controllare l’evoluzione della patologia stessa che rimane comunque frustrante non solo per quanto riguarda la diagnosi ma anche per la terapia stessa perché tende a recidivare, per cui è preferibile, soprattutto nei casi più gravi e avanzati, di effettuare delle associazioni di farmaci piuttosto che una monoterapia. Se il cane è affetto anche da altre patologie che possono esser connesse o meno alla leishmaniosi, bisogna trattare anche queste facendo attenzione che la terapia leishmanicida non vada ad aggravare tali affezioni. I controlli post-terapia vanno effettuai ogni 3-6 mesi, a seconda delle condizioni dell’animale. Il trattamento dei cani infetti è estremamente importante in quanto è una patologia che può colpire l’uomo in maniera grave, anche mortale, se non trattata in tempo. L’utilizzo di insetto-repellenti e far dormire il cane di notte in case dotate di zanzariere a maglia fine, rimangono attualmente i sistemi più efficaci per prevenire la trasmissione dell’infezione, anche se sono usciti recentemente dei farmaci che possono aiutare a modulare la malattia nel momento in cui dovesse manifestarsi.