L’autore dell’articolo che segue è solito scrivere “pezzi” sulla Croce Verde Torino, sezione Borgaro-Caselle di cui è stato fondatore. Ma anche su chi, tutti i giorni, si impegna, per lavoro e per scelta, a rendere la vita più semplice a tutti noi.
di Mauro Giordano
E’ un sabato di marzo, mi trovo in coda davanti ad uno dei negozi di alimentari di Caselle. Sono munito della autocertificazione e mi appresto ad attendere il mio turno per poter entrare all’interno dell’esercizio. A distanza dovuta le persone si scambiano impressioni fra loro quasi fraternizzando. Io partecipo. Una prima pattuglia di Carabinieri transita, guarda, non si ferma, un cenno cordiale di saluto da parte di qualche cliente in attesa; si ricomincia a chiacchierare, pochi minuti altra pattuglia, altro passaggio, le persone tutte commentano positivamente: “Lavorano per noi, bravi Carabinieri”. Pochi minuti ancora un’altra pattuglia, questa volta della Guardia di Finanza. Il mezzo si ferma, invita i clienti in coda a stare ancora più distanziati fra loro, un militare entra nel negozio ed invita i titolari a far accedere meno persone.
Tutti ancora plaudono a tanta solo apparente severità: “E’per la salute di tutti” è ancora il commento più diffuso. A pochi passi e fuori dalla coda un uomo al telefono con cuffie nelle orecchie, vede il ripetersi dei passaggi delle forze dell’ordine, e con significativo gesto della mano e tono stentoreo si rivolge alla pattuglia ancora ferma: “Ma andate a fare in c….”. Il finanziere sente l’epiteto e si volta, gelo di tutti gli spettatori, il finanziere si avvicina verso l’uomo e rivolgendosi in modo garbato chiede: “Scusi, ho sentito bene?”. Risposta dell’uomo con le cuffiette: “No, guardi che ciò che ho detto, l’ho detto al telefono alla persona con cui parlavo”. Il già forte silenzio che stagnava, era talmente intenso che si udivano nette le parole fra i due. il finanziere chiede i documenti, controlla, guarda il signore poco “signore”, lo ammonisce dicendo: “Facciamo finta che sia così, ma adesso vada a casa e subito”. L’uomo se ne va a testa bassa, la pattuglia riparte, tutti i testimoni uditori esterrefatti non parlano più talmente è in loro lo stupore.
Questo episodio non onora certo Caselle ed i casellesi, tuttavia vogliamo pensare che sia uscito dalla bocca di qualche sprovveduto che non si è nemmeno reso conto della gravità delle proprie parole, invece è una grande occasione per rivolgere il nostro pensiero a quelle pattuglie che stavano svolgendo il loro encomiabile servizio, ma non certo solo a quelle. Servizio al servizio di tutti, servizio a rischio. Che si può dire di più se non essere riconoscenti verso tutte le forze dell’ordine che cercano di sensibilizzare ben prima che di reprimere?. Grazie. Grazie a tutti questi meravigliosi uomini dello Stato, che servono l’Italia intera, e anche noi piccola comunità.