EMERGENZA COVID-19 – La testimonianza di un volontario: “Poi come dal nulla, ecco arrivare uno tsunami”


Riportiamo il racconto di un milite della Croce Verde Torino, sezione Borgaro-Caselle, da febbraio in prima linea contro il contagio.

di Mauro Giordano

È ormai trascorso più di un mese da quello che tutti chiamiamo “arresti domiciliari”, il tempo scorre veloce, nonostante tutto: notizie, aggiornamenti e quant’altro si susseguono. La tecnologia ci aiuta infinitamente e noi infinitamente dobbiamo essergliene grati. Videochiamate whatsapp, mail, chat di skype, sono ormai cosa comune, anche i non nativi digitali sono diventi bravissimi e sanno destreggiarsi con tutti i vari supporti comunicativi. Noi, nel mantenere questa rubrica viva, e volendo sempre essere dalla parte delle notizie veritiere, solidali e costruttive, sentiamo quasi quotidianamente i nostri “angeli verdi” anche se di arancione vestiti. Sono i militi della Croce Verde Torino, in particolare i militi della Sezione di Borgaro-Caselle.

Nel corso di una chiacchierata virtuale, abbiamo chiesto ad un milite come sta vivendo questo momento particolare momento legato al Covid-19 e lui è stato un fiume in piena. “Fino a febbraio – racconta – la vita in Croce Verde scorreva tranquilla, con i soliti interventi più o meno complicat., Poi come dal nulla ecco arrivare uno tsunami: tutti, noi volontari e i dipendenti, ci troviamo di fronte ad una emergenza sconosciuta, mai sperimentata. Nonostante la nostra preparazione di primissimo livello, ci appare davanti una situazione teoricamente mai presa in considerazione da nessuna struttura medica né tanto meno didattica, come quella di una pandemia mondiale. Non mi riferisco a difficoltà legate all’aspetto pratico di trattare una malattia infettiva, bensì a quello di gestirla psicologicamente ed organizzativamente su vasta scala”.

“Da febbraio – prosegue il volontario – siamo stati chiamati ad affrontare una emergenza continua, con procedure operative che nei primi tempi cambiavano di continuo, fino a diventare, mano a mano, più stingenti e severe con l’aumentare del contagio. Il virus che ci siamo trovati a dover combattere ci ha messo umanamente in forte crisi, portando ognuno di noi militi a profonde riflessioni. I rischi ai quali questo invisibile nemico ci metteva davanti erano e sono tanti e non è neppure il caso di elencarli. Così abbiamo giustamente dovuto confrontarci con le nostre famiglie e con i nostri cari. Alcuni di noi hanno scelto di abbandonare temporaneamente l’attività volontaria e chi è rimasto ha dovuto sopperire alla mancanza di personale svolgendo più turni. Ma, senza fare troppo rumore la vita della sezione è andata avanti e la nostra disponibilità al sistema 118-Regione Piemonte non è mai mancata”.

“Come dicevo – prosegue la testimonianza – ci siamo dovuti adattare a procedure operative del tutto nuove e che abbiamo dovuto imparare assai velocemente. Vestirsi con le tute protettive, andare e svolgere il servizio, tornare in sede a Borgaro, togliersi le protezioni, disinfettare il mezzo, inserire le tute in doppi sacchi, portare i sacchi al più vicino pronto soccorso per lo smaltimento e poi tornare in nuovamente in sede e lasciare fuori le scarpe, disinfettare la sede più volte al giorno, tenere sempre la mascherina, lavarsi e disinfettarsi le mani tutti i momenti per essere certi di non contaminare nulla. Il servizio sembra non terminare mai!!! Chi non ha mai indossato una tuta, una mascherina con i doppi guanti, e la visiera, non può capire nemmeno lontanamente quale sia la fatica fisica, ma anche psicologica. Noi abituati ad entrare nelle case delle persone cercando sempre di instaurare un certo clima di serenità, oggi ci presentiamo tutti protetti, il paziente ed i parenti, già spaventati di per sé, non riescono neppure a capire chi c’è sotto quella tuta, dietro quella maschera. Quando arriviamo al pronto soccorso, luoghi di cui abbiamo familiarità e dove conosciamo medici ed infermieri, ci appaiono come ambienti spettrali dove il più delle volte non riconosciamo nessuno, anche il timbro di voce cambia“.

“Purtroppo – conclude il milite – a Borgaro e Caselle non abbiamo potuto occuparci di quelle attività sociali, come la consegna dei farmaci, della spesa ed altro, che in altre sezioni la Croce Verde Torino è riuscita a mettere in atto, perché siamo operativi per il sistema sanitario 24 ore al giorno. E grazie a questa opportunità di raccontare che mi viene data, voglio inviare un particolare ringraziamento all’Ente cui appartengo, a partire dai dipendenti che ci supportano, per poi salire fino ad arrivare al Presidente, ed al Direttore dei Servizi. Nonostante le mille e mille difficoltà non ci hanno mai fatto mancare nulla, dagli strumenti utili per permetterci di svolgere il nostro compito in piena sicurezza operativa, al supporto psicologico se necessario. È stato persino attrezzato un appartamento dove i militi, che dopo un servizio non si sentono di rientrare subito nella propria abitazione, possono trascorrere alcune ore in modo da decontaminarsi“. 

Chiudiamo utilizzando il più bel sostantivo della lingua italiana: GRAZIE. Ed il ringraziamento arriva anche dallo striscione appeso fuori dalla sede di Cascina Nuova di Borgaro: Grazie a chi non si risparmia. Anche adesso. Soprattutto adesso. Sempre pronti anche ad accogliere nuove adesionicroceverde.borgarocaselle@gmail.com
Oppure telefono 011.4501741 tutte le sere dopo le 20.


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Giovanni D'Amelio