L’ultimo evento sul tema si è tenuto a Caselle e ha visto la partecipazione di Francesco “Ciccio” Mongiovì, Sovrintendente Capo della Polizia di Stato, e del Procuratore Aggiunto del Tribunale di Torino Patrizia Caputo.
di Giada Rapa
Quello di Caselle, non è stato un singolo incontro, ma un vero e proprio percorso di legalità con una serie di appuntamenti che hanno toccato diversi aspetti delle mafie. Dall’incontro con Graziella Accetta, madre della giovanissima vittima di mafia Claudio Domino ucciso a soli 11 anni, una cui targa in memoria è stata installata presso Prato Fiera, alla partecipatissima serata alla quale hanno preso parte Francesco “Ciccio” Mongiovì, Sovrintendente Capo della Polizia di Stato ed ex membro della scorta di Giovanni Falcone, il Procuratore Aggiunto del Tribunale di Torino Patrizia Caputo e la Vicepresidente del Senato Anna Rossomando.
Gli incontri sono stati organizzati in modo congiunto dalla Commissione e dall’assessorato Pari Opportunità nelle persone di Loredana Bagnato e Angela Grimaldi perché, come ricordato da quest’ultima, “se non c’è legalità non ci può essere opportunità”. Durante la serata di giovedì 23 maggio, 27° anniversario della Strage di Capaci, il Comune di Caselle ha organizzato un “evento di piazza” presso Prato Fiera, dove gli interventi degli ospiti sono stati intervallati dal duo Synantisi, che ha proposto musiche e canti tipici della tradizione calabra e siciliana. Interessanti gli interventi di Caputo e di Rossomando, che hanno sottolineato l’importanza di parlare di mafia anche sul nostro territorio.
“Non mi piace il termine lotta alla mafia –ha commentato la magistrata- perché noi non stiamo facendo una guerra, ma il nostro dovere”, mentre la politica ha aggiunto che “abbiamo inflitto molti colpi alla criminalità organizzata, ma questa non ha mai perso perché nel frattempo si è evoluta. Abbiamo il dovere di stare al passo con i tempi, proprio come le organizzazioni mafiose”.
Emozionante il racconto di “Ciccio” Mongiovì, che ha raccontato la sua esperienza nel periodo in cui è stato membro della scorta di Falcone. “In lui vedevo un punto di riferimento. Nessuno mi ha imposto di fare il lavoro, ma la paura ce l’hai. Siamo uomini. L’autostrada in particolare era un grosso pericolo: quando entrava in galleria iniziavo ad avere il respiro affannoso. Ma ho sempre pensato che se in questo lavoro mi tocca morire, voglio farlo per una persona per cui vale la pena”. E, per quanto riguarda la giornata del 23 maggio, il pensiero di Mongiovì va ai sopravvissuti. “Noi oggi commemoriamo i morti, ma dimentichiamo i vivi. Per noi questa giornata è una disgrazia, perché non siamo riusciti a proteggere il magistrato”. A concludere la serata è stato il Sindaco Luca Baracco, che ha ricordato come l’impegno e la lotta alle mafie passi anche attraverso i più piccoli, come i bambini della Sezione G della Scuola dell’Infanzia Andersen, premiati per il loro quadro in cui tante mani colorate schiacciano le mani nere della mafia.