Ospiti della struttura sono stati alcuni membri della Comunità “Cenacolo” di Borgaro. Prossimo appuntamento il 4 novembre con una conferenza sulla legalità.

di Giada Rapa
Al momento dell’inaugurazione de “La Porta del Sole” – struttura che si occupa di dare momentanea accoglienza ai padri separati – Luigi Ronzulli, Presidente dell’associazione Misericordia S.p.A – Società per Amore che ha attualmente in gestione l’edificio, aveva preannunciato che al suo interno si sarebbero svolte parecchie iniziative. La prima si è tenuta sabato 7 ottobre, con l’esibizione del gruppo gospel Shekinah – promosso dalla Pro Loco – mirato anche alla raccolta fondi per finanziare i progetti di cui si occupa l’associazione benefica.
Sabato 14 ottobre, a partire dalle ore 16.30, è invece stato il momento del toccante incontro con alcuni membri della Comunità “Cenacolo” di Borgaro Torinese, che hanno condiviso la propria storia di recupero dalle dipendenze nei quali sono caduti in passato. “Questi incontri sono molto belli – ha esordito Ronzulli – perché raccontare qualcosa di sé davanti a chi non si conosce non è mai facile. Queste testimonianze arricchiscono, dal momento che trattano di esperienze di vita molto forti”. Sabato 4 novembre, invece, sempre a partire dalle 16.30, sarà il momento di una conferenza sul tema della legalità con la presenza del casellese Mauro Esposito.
Dopo una breve introduzione video sulla vita di Madre Elvira e del suo progetto di accoglienza per giovani affetti da dipendenza – iniziato a Saluzzo nel 1983 e che oggi conta 72 case in 20 paesi differenti – è stato il momento di 4 dei 12 ragazzi che si trovano attualmente a Borgaro aprire il proprio cuore ai presenti – non troppi, ma sicuramente molto interessati – raccontando i loro sbagli e la loro rinascita all’interno della Comunità. Alcool, droghe, gioco d’azzardo, pornografia: tante le sfumature della dipendenza dipinte dallo spagnolo Rafael, dal polacco Bartolomeo, dal marocchino Zhuir e dal veneto Giulio, che oggi ricopre anche il ruolo di responsabile della struttura borgarese. Giovani che, oltre a una qualche dipendenza, hanno avuto in comune il coraggio di chiedere aiuto e la forza d’animo di cambiare vita. “Condividere il nostro vissuto è difficile – ha commentato Giulio – ma ci aiuta sempre a capire in che condizioni eravamo e dove siamo arrivato oggi”. Attraverso un percorso duro, fatto di preghiera e di sostegno reciproco, questi ragazzi hanno ritrovato se stessi e ora aiutano altri giovani che hanno necessità di rinascere: un cammino non facile, fatto a volte di fallimenti, ma anche di soddisfazioni e di amore. “Perché non c’è niente di più bello che fare qualcosa per far stare bene gli altri” ha concluso Giulio.