Mappano: una serata con il GAT alla scoperta di Torino ai tempi dei Romani


L’interessante iniziativa si è svolta presso la Biblioteca di piazza Don Amerano. Il presidente del Gruppo Archeologico Torinese, Valerio Nicastro, ha raccontato storie e curiosità del nostro capoluogo tornando indietro di secoli.

di Giada Rapa

Mappano – Giovedì 26 ottobre, il Gruppo Archeologico Torinese ha nuovamente tenuto una conferenza presso la biblioteca civica, con sede nel Palazzo del CIM in piazza Don Amerano. Dopo la serata introduttiva riguardante le attività dell’associazione e quella dedicata al fascino di Napoli, questa volta il protagonista è stato il nostro capoluogo ai tempi dei Romani. Relatore della serata il Presidente dell’associazione Valerio Nicastro, che ha iniziato a raccontare la storia di Torino dall’età protostorica. “A quel tempo la zona era popolata dall’etnia dei Taurini. La parola Torino infatti non deriva da toro, come spesso si pensa erroneamente, ma da Tau, monte. I Taurini, quindi popolo dei Monti, erano forse di origine celtica. Del loro insediamento non esistono molte tracce e proprio per questa ragione la loro ubicazione è piuttosto incerta. Certo è che prosperarono fino all’arrivo di Annibale, il quale in 3 giorni distrusse la cittadina. A questo punto alcune famiglie superstiti vennero gradualmente integrate dai Romani, che risalirono l’Italia settentrionale una volta sconfitti i punici”.

Da qui inizia la storia della nostra Torino, che inizialmente era grande circa 50 ettari, con 72 isolati -insulea- e due strade principali con le porte agli estremi. “I Romani effettuarono una centuriazione del territorio, dividendo la terra in lotti e concessi in usufrutto a veterani e coloni. Vennero costruite strade e fondati centri urbani, con le città ispirate al castrum, ovvero all’accampamento militare”. Diverse le particolarità apprese, come la presenza di un taglio diagonale sul lato destro de perimetro della città, forse a causa delle scarpate create dalla Dora, all’epoca molto più bassa di adesso. Due le strade principali, il Decumanus Maximo e il Cardo Maximo. Il Decumanus Maximo coincide con l’attuale via Garibaldi: larga 10 metri, con due marciapiedi di 1,20 metri, lastricato in basolato. Il Cardo Maximo, invece, oggi risulta spostato rispetto alla strada originale a causa delle successive costruzioni medioevali. Quattro le porte della città: la Principalis Dextera, ovvero la Porta Palatina ancora intatta, con torri esa-decagonali affinché da lontano apparissero rotonde; la Principalis Sinixtera, detta Marmorea, di cui sono rimaste poche testimonianze; la Decumana, inglobata da Palazzo Madama e ancora parzialmente visibile; la Pretoria, abbattuta nel XVI secolo Una curiosità,invece, appartiene al nome della città, ovvero Iulia Augusta Taurinorum. La prima lapide che riporta questa dicitura, è stata rinvenuta soltanto nel 2000.


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