LA RIFLESSIONE – Una cosa nuova, una cosa vecchia: cinque libri per un’estate


untitledIn questa ultima domenica di luglio la nostra riflessione è decisamente più letteraria. Alcuni suggerimenti su quali libri portarsi in vacanza o da leggere in città nelle prossime settimane estive. Consigli forniti direttamente da un autore nostrano che vive in zona.

di Andrea Borla (scrittore)

“Il giorno delle nozze, una sposa deve indossare cinque cose” mi hanno spiegato. Ancor prima di conoscere il contenuto dell’elenco, mi sono trovato a domandarmi perché? Quale motivazione dovrebbe spingere una donna a seguire quel rituale? La risposta è la più ovvia di sempre: propiziare la fortuna e scacciare la negatività. Poche cose al mondo riescono a spronare gli esseri umani all’azione con maggiore determinazione e minori esitazioni.

Pur non essendo superstizioso (almeno non in pubblico) ho deciso di usare lo stesso metodo per i consigli delle letture di quest’estate. Quale metodo? Le cinque cose, ovviamente. Una nuova, una vecchia, una prestata, una… 

11777947_10207000330517209_1256554227_nUna cosa nuova.Più sporco della neve” è l’ultimo romanzo di Enrico Pandiani, uscito per Rizzoli nelle scorse settimane. Un giallo per l’estate, insomma, anche se è ben altra la stagione, immediatamente suggerita dal titolo, in cui si muovono i suoi protagonisti. Zara Bosdaves ritorna dopo “Una donna di troppo” con un’avventura che coinvolge da vicino il suo compagno Francois. Sarà proprio il cellulare dell’uomo di colore (che la protagonista paragona a un dio pagano, nero come la notte) a dare avvio a un’indagine che ci porterà tra mercanti d’arte e collezionisti di whisky, tra proiettili e morti accidentali. Tutto ha inizio con un furgone che esplode al confine tra Italia e Francia, un’immagine che da sola è in grado di rappresentare pienamente lo stile a cui Pandiani ci ha abituato sin dai tempi di Les Italiens, pieno di azione e sempre in bilico tra Oltralpe e Belpaese.

nome-rosaUna cosa vecchia. Durante una presentazione del mio ultimo romanzo (“Inganni e ossessioni” – Historica 2014) il pubblico ha votato “Il nome della rosa” come miglior libro degli ultimo trent’anni. Sono indeciso tra consigliare quel volume o “Il pendolo di Foucault“, ma la sostanza non cambia di molto. Nell’estate che ha riportato Umberto Eco alla ribalta per la sua affermazione sulla capacità dei social network di dar voce a “legioni di imbecilli”, leggere un suo romanzo è d’obbligo.

imageUna cosa prestata. “Il sole dell’avvenire: chi ha del ferro ha del pane” di Valerio Evangelisti (Mondadori 2014). Gli anni dal 1900 al 1920 vengono raccontati attraverso gli occhi di chi sembra condannato a subire gli eventi nell’impossibilità di determinare il corso della Storia. Mentre “Vivere lavorando o morire combattendo” si concentrava sul ventennio precedente e raccontava del diffondersi delle idee socialiste tra i braccianti dell’Emilia Romagna e della modernizzazione delle tecniche agricole che ha portato alla scomparsa della mezzadria, il nuovo romanzo di Evangelisti analizza le ripercussioni dell’industrializzazione sulla società italiana di inizio secolo, gli effetti della Grande Guerra e i fattori che hanno condotto all’avvento del Fascismo. Non ci si rende quasi conto di avere tra le mani un romanzo storico, grazie a una strepitosa capacità dell’autore di coinvolgere nella narrazione. Il libro mi è stato dato in prestito, ma è uno di quei prestiti che facilmente ci si dimentica di restituire.

5612995_300334Una cosa regalata. “La pioggia fa sul serio” di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli (Mondadori 2014). All’apparenza sembrano una strana coppia, ma dal punto di vista letterario funzionano a dovere. Il loro ultimo personaggio, Marco Gherardini detto Poiana, è un forestale che si trova a indagare su misteri che hanno come sfondo gli Appennini. Vale la pena affezionarsi al suo carattere scorbutico, anche recuperando il precedente “Malastagione” (Mondadori 2011). Approfittate di quest’estate per farlo: il 2015 celebrerà Francesco Guccini con un’edizione del Premio Tenco interamente dedicata al Maestrone di Pavana. Non che Guccini abbia bisogno di essere celebrato, ma è anche questo un modo per fargli “un giusto tributo e un giusto ringraziamento, per tutto quello che ha fatto e per come è” (Ligabue, Bologna 04.09.2010).

finzioneUna cosa blu. Sin dalla copertina, che gioca con le tinte dell’azzurro, “Finzione infinita” di Silvio Valpreda (Eris Edizioni 2015) ci proietta in una metropoli futuribile in cui la guerra è un elemento costante. Il conteggio dei nemici uccisi viene aggiornato ogni secondo che passa: è il segno tangibile dell’efficienza sempre crescente ottenuta grazie alla privatizzazione della guerra. Il conflitto, apparentemente destinato a non finire mai, viene portato avanti grazie a eserciti di mercenari appartenenti alle due più importati società del settore, che vendono i propri servizi agli Stati impegnati a combattere un nemico invisibile. Alexander, il protagonista del romanzo, è stato un mercenario e lo è ancora nell’animo e nel modo di ragionare. Da lui ci si potrebbe soltanto attendere una vita che scorre lungo binari rigidi e inamovibili. Sarà una donna a smascherare i suoi traffici e a costringendolo ad affrontare una verità a cui la società in cui vive non è preparata: le donne non sono esseri inferiori, privi di capacità e diritti, escluse e reiette dopo decenni di parità tra i sessi in nome di un’ideologia che vuole uomini e donne “indipendenti nella loro diversità”.

…una cosa regalata, una cosa blu. Come in ogni matrimonio ci sono riti e credenze. Se vi va… rispettateli, soprattutto se farlo vi darà conforto. Indossate le cinque cose della tradizione oppure indossate quello che volete. E se il libro che fa per voi non è tra quelli che ho elencato, cercate di mettere in valigia qualcosa che vi faccia ugualmente contenti. L’importante è avere un buon compagno di viaggio con cui trascorrere bene il nostro tempo. Non vale solo per il Gran Giorno ma anche per un’estate o per qualcosa di più.

La Riflessione ritorna a settembre. A tutti i lettori auguriamo buone vacanze.


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Giovanni D'Amelio