Centenario della nascita di Giuseppe Borello: un giovane borgarese che non fece ritorno


1Domani, 9 aprile, la sezione locale degli alpini celebrerà la festa annuale del gruppo  ricordando il caporal maggiore caduto in combattimento in Grecia nel 1941. L’articolo che segue è stato scritto da un membro del direttivo delle penne nere.

di Beppe Marabotto

Borgaro – Tanti furono i giovani piemontesi che nell’arco di tre anni partirono per i vari fronti di combattimento: quello occidentale, del giugno 1940, con la cosiddetta “guerra contro la Francia”, durata pochi giorni e che vide una sonora sconfitta per l’Italia, Subito dopo il fronte greco-albanese, quello che secondo Mussolini avrebbe dovuto “spezzare le reni alla Grecia” dove i nostri alpini furono imbottigliati nel fango a morire decimati tra il ponte di Perati, la Vojussa ed il Monte Golico. Infine nell’estate del 1942 la partenza per la Russia per affrontare il gelo, la fame e la storica tremenda “ritirata di Russia” che produsse morte e dolore in tante famiglie che non videro mai tornare i loro cari ingoiati dal freddo nella steppa sulle rive del Don.

Sicuramente la maggior parte dei borgaresi, oggi non sa né chi sia, né cosa abbia fatto Giuseppe Borello e forse nessuno si è neanche mai chiesto che significato ha una via, che porta questo nome, alla periferia est della città. Solo gli alpini del gruppo di Borgaro sanno cosa rappresenti questo nome e per questo anni addietro hanno deciso di intitolare la loro sede a Giuseppe Borello, un alpino che ha dato la sua vita servendo la patria in una delle tante guerre che hanno fatto la storia dell’Italia.

2Giuseppe Borello giovane agricoltore di Borgaro con la quinta elementare nato esattamente 100 anni fa l’8 aprile del 1916 mentre infuriava nel Nord-Est la Prima Guerra Mondiale in età di leva fu arruolato nel 3° Reggimento Alpini, Battaglione Susa ed inviato sul fronte franco-occidentale, come tanti altri alpini piemontesi nel giugno del 1940. Successivamente partì per un’altra campagna di guerra in Grecia. Trascorse alcuni mesi con la speranza che finisse quest’altra inspiegabile spedizione. Fu nominato Caporal Maggiore. Cadde in combattimento il 28 febbraio 1941 sulle pendici del Monte Golico, una montagna nei pressi del fiume Vojussa, reso famoso dal canto Il ponte di Perati “…la Vojussa col sangue degli alpini s’è fatta rossa”. Aveva 25 anni, non fece ritorno il suo corpo rimase tra le pietraie di quella montagna. Gli fu concessa la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Comandante di squadra mitraglieri, durante un violentissimo attacco nemico, col fuoco della sua arma, teneva a bada, in quattro attacchi consecutivi forze soverchianti avversarie, che lo attaccavano frontalmente ed ai lati. Caduti i compagni del gruppo tiro e travolta l’arma dal vicino scoppio di una granata, sotto il violento tiro di artiglieria e di armi automatiche, recuperava l’arma e la rimetteva in azione. Rimasto solo, rispondeva al nemico, che lo invitava alla resa, accelerando il suo tiro che creava paurosi vuoti tra le file avversarie. Gravemente ferito continuava il fuoco, finché esangue si abbatteva sull’arma”.  Quota 1000 – Monte Golico (fronte greco) – 28 febbraio 1941. (Bollettino Ufficiale 1943 – pag. 5065).

Gli alpini borgaresi nell’83° anniversario della fondazione del gruppo non vogliono dimenticare Giuseppe Borello e nel giorno della loro festa annuale lo ricorderanno con un momento commemorativo presso il mausoleo dei caduti al cimitero borgarese dove tra le altre vi è una lapide che porta il suo nome, benché il corpo sia rimasto in terra greca.


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Giovanni D'Amelio