“Il carcere mi ha aiutato a capire i giovani”


CASELLE – Don Domenico Ricca ha parlato della sua esperienza di cappellano al Ferrate Aporti nell’incontro che si è tenuto ieri sera a Palazzo Mosca.

di Gida Rapa

2È stata una chiacchierata informale e distesa quella che si è svolta ieri sera nella sala consiliare di Palazzo Mosca tra il moderatore Davide Aimonetto e don Domenico Ricca, il salesiano che da 35 anni riveste il ruolo di cappellano del carcere minorile di Torino. L’occasione dell’incontro è stata la presentazione del libro “Il cortile dietro le sbarre: il mio oratorio al Ferrate Aporti. In dialogo con don Domenico Ricca” curato dalla giornalista Marina Lomunno.

“Una serata di confronto, dialogo e di crescita collettiva anche per conoscere un mondo a noi un po’ estraneo” ha commentato Aimonetto nella sua introduzione di apertura. Parole riprese anche dal Sindaco Luca Baracco, che ha spiegato come la non conoscenza dell’altro generi sospetto, paura e violenza. “Siamo chiamati, attraverso serata come questa – ha affermato – invertire la rotta e trasformarlo in un circuito virtuoso. Dobbiamo essere generatori di speranza”.

“Tutti i giorni, come amministratori, ma soprattutto come genitori, ci chiediamo come fare interventi di politica giovanile efficaci. La prima cosa è puntare sulle famiglie ridandogli il loro giusto spazio. Occorre ricominciare ad ascoltare davvero i giovani e parlare con loro, non attraverso WhatsApp, e scommettere sui loro sogni e sulle loro capacità” ha aggiunto l’assessore alle Politiche Giovanili Erica Santoro. A seguire Marina Lomunno, autrice della biografia, nel suo intervento ha fatto un plauso all’amministrazione casellese che con la sua presenza dimostra di essere davvero attenta alle tematiche giovanili.

La parola è poi passata a don Domenico, che ha affrontato molteplici argomenti, come quello dell’immigrazione. “La prima cosa importante che dobbiamo fare in termini di accoglienza è lavorare sui nativi e non sugli immigrati”. Non è mancato un ampio dialogo sui giovani in generale e non solo su quelli del Ferrante Aporti. “Con i ragazzi bisogna provarle tutte, proprio come se fossimo i loro genitori. Perché è vero che loro sono il nostro futuro, ma sono anche il nostro presente. I miei primi dieci anni al Ferrante sono stati i più belli perché passavo davvero molto tempo con i ragazzi”.

Durante la presentazione del volume è intervenuto anche don Claudio, parroco di Caselle. Al termine della serata è stato possibile acquistare copia del libro, il cui ricavato andrà interamente a sostegno ai ragazzi del Ferrante Aporti con borse di studio e borse lavoro.


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