Gli italiani saranno interpellati per decidere se abrogare o meno il comma 17 dell’art. 6, relativo al DdL n. 152 del 3 aprile 2006 sulle normative ambientali. In particolare, la consultazione riguarderà le perforazioni dei nostri fondali marini.
dalla Redazione
Quello che si svolgerà tra quattro domeniche è un referendum abrogativo per dire basta alle concessioni sulle trivellazioni dei fondali dei mari italiani. L’associazione Greenpeace è scesa in prima linea nella battaglia contro i petrolieri ed il Governo italiano, affiancando le 9 Regioni promotrici del voto. “Trivellare i fondali, che non sembrano peraltro particolarmente ricchi di petrolio o gas metano, conviene soltanto a pochissimi, ma allo stesso tempo si danneggia la pesca, l’economia costiera ed il turismo” affermano gli ambientalisti. E per rendere concreto questo pensiero nel corso di questi ultimi mesi si sono susseguite diverse manifestazioni promosse dagli attivisti No Triv, tra cui anche l’occupazione di una delle piattaforme petrolifere,
Dall’altro lato, il premier Renzi in persona, ha definito il referendum “una bufala”. In particolare chi si schiera contro la consultazione lamenta che in caso di vittoria dei si ci sarà una perdita futura di investimenti e di migliaia di posti di lavoro. In secondo luogo, gli stessi affermano che le trivellazioni hanno un basso rischio di incidenti (dal 1950 ad oggi si sono verificati danni negli impianti di estrazione a Cortemaggiore, Piacenza, appunto nel 1950, a Porto Corsini, Ravenna, nel 1965 e a Trecate, Novara, nel 1994). Altra ragione per il fronte del no riguarda il fabbisogno energetico: secondo le stime il petrolio presente nei mari italiani sarebbe pari a 700 milioni di tonnellate. Il nostro consumo attuale all’anno è 58 milioni di tonnellate. “Avere fonti energetiche nazionali ci fa spendere meno e ci mette al riparo da cali improvvisi dovuti a crisi internazionali” affermano.
SI VOTA SI O SI VOTA NO? – A promuovere il referendum sono state le Regioni Basilicata, Campania, Calabria, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto. Ai cittadini verrà chiesto se vorranno che vengano fermati i lavori in quei giacimenti in attività nelle acque italiane quando saranno scadute le concessioni. Mettendo una croce sul SI verranno fermate le trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa (22,2 km), altrimenti con il NO si manterrà la normativa attuale. Va ricordato che il quorum sarà raggiunto con il 50% più uno degli aventi diritti al voto che si recheranno alle urne. Si voterà dalle ore 7 alle ore 23 di domenica 17 aprile presso il seggio elettorale di appartenenza riportato sulla propria tessera.