LA RIFLESSIONE/2 – Croce Verde Borgaro/Caselle e il ricordo del milite Giovanni Aghemo


pag.22 - Giovanni Aghemo (con dida)Continua il nostro viaggio nella memoria storica del sodalizio, parlando di alcuni militi che non ci sono piò, ma che con il loro impegno hanno reso importante il gruppo. Come sempre, l’intervento e curato da Mauro Giordano, uno dei padri fondatori della sezione.

di Mauro Giordano

È noto che raggruppare diverse anime umane e fare in modo che possano armonizzare fra loro è una delle imprese più ardue da attuare. Ciò vale per le aziende, negli uffici ed ancor più nel volontariato. Tuttavia, quando cercavamo risorse per aprire la sezione di Borgaro si tentò di chiedere aiuto alle Avis comunali di Borgaro e di Caselle, affini alla nostra missione. I rispettivi Presidenti si iscrissero immediatamente e con loro molte avisine e avisini. Proprio di un avisino, poi divenuto Presidente Avis, pioniere della Sezione, di non grande statura fisica, ma un gigante di bontà e altruismo, che vogliamo parlare. Uomo simpaticissimo, solare, spiritoso, sempre pronto a rappacificare gli amici, un collante perfetto fra anime diverse. Mitiche le sue barzellette, sempre fresche, sempre pronte da ripetere il giorno dopo in ufficio, agli amici:

Giovanni Aghemo ha trascorso con la Croce Verde e in Croce Verde oltre un ventennio e mai una assenza. Le ferie per  lui non esistevano e se esistevano gli impegni non solo croceverdiani erano per lui prioritari: alle guardie lui era presente, sempre. Di lui è bello ricordare lo slancio altruistico che metteva nelle tante associazioni che frequentava: Croce Verde, Avis, Aido, Parrocchia, San Vincenzo ed avanti ancora. Capitò un giorno che un cittadino mi telefonò a casa (succedeva anche così) per richiedermi la disponibilità di un servizio dall’ospedale Molinette all’aeroporto di Caselle. Volo Alitalia AZ… destinazione Cagliari. Il papà di questo quasi sconosciuto richiedente era stato dichiarato in fin di vita, ma il desiderio più grande dell’ammalato era quello di respirare ancora per qualche giorno il profumo del mirto che si intreccia con quello del pino delle coste del Sulcis e farsi accarezzare dalla brezza del vento marino dove viveva: voleva rivedere la sua isola, la Sardegna e morire nella terra che gli aveva dato i natali.

Non si trovavano ambulanze disponibili, bisognava essere presenti a breve per prelevare l’ammalato, trasferirlo in aeroporto, caricarlo sull’aereo di linea attrezzato per questo viaggio e affidarlo… al Creatore. Il pensiero cadde subito sulla grande disponibilità di Giovanni Aghemo. Una telefonata, e la sua risposta immediata fu: “vado subito a prendere l’ambulanza, mi cerco un altro milite e parto. Garantisco che ce  la facciamo, il tempo è sufficiente”. Il servizio venne effettuato in modo eccellente e la più grande soddisfazione fu poi quella di sapere che il nonnino “in fin di vita” giunto a Cagliari e quindi trasferito nel suo paesino visse ancora alcuni mesi sereno, respirando la sua brezza ponentina e si spense ricordando riconoscente quel gesto di umanità che aveva gratuitamente ricevuto da un “illustre sconosciuto“. Ancora una volta era bello dire: “incontriamoci mai, ci siamo sempre“. Giovanni Aghemo lo ricorderemo sempre con tanto affetto e nostalgia


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Giovanni D'Amelio