RUBRICHE – Ieri, 18 febbraio, la Giornata Mondiale della Sindrome di Asperger


Secondo i diffusi dalla Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, sono 300 mila i casi diagnosticati nel nostro paese. Ma il problema riguarda almeno 1,5 milioni di adulti. Tra i personaggi conosciuti nel mondo, ne soffre Greta Thumberg.

di Alice Rabai, Psicologa dello studio Life & Mind Psicologia di Mappano

Il 18 febbraio 1906 nasce Hans Asperger, pediatra austriaco al quale, dal 1994, è legato il nome della Sindrome di Asperger. Egli fu il primo a teorizzare la sintomatologia studiando alcuni bambini con difficoltà nell’interazione sociale, nella comunicazione, ma dotati di una capacità di appassionarsi a un tema specifico con grande trasporto. Attualmente, la Sindrome è stata inserita nei Disturbi dello spettro dell’autismo (Livello 1), proprio per designare la continuità dimensionale di tale condizione; l’autismo, infatti, è costituito da caratteristiche che si distribuiscono nella popolazione con diversi gradi di intensità e in maniera continua.

SINTOMI PRINCIPALI – I soggetti colpiti dalla Sindrome, a differenza di quelli con altre forme di autismo, presentano un quoziente cognitivo uguale o superiore alla media e manifestano il loro disagio soprattutto a livello dell’interazione sociale o di indifferenza emotiva a ciò che li circonda. In particolare, tra le caratteristiche principali di questa condizione, possiamo annoverare la presenza di reazioni smisurate a vari stimoli sensoriali, l’eccessiva concentrazione su un unico argomento, azioni stereotipate e ripetitive, l’isolamento e la mancanza di interesse per tutte quelle manifestazioni emotive con una limitata mimica facciale. Pertanto, la Sindrome non si manifesta con ritardo cognitivo o del linguaggio, ma con un deterioramento persistente nelle comunicazioni sociali reciproche e nelle interazioni in diversi contesti.

POSSIBILI TRATTAMENTI – Sebbene per tale condizione, non sia prevista la guarigione, vi sono alcuni aspetti sui quali è possibile intervenire ottenendo buoni risultati. Per esempio, l’aspetto comunicativo e le interazioni sociali possono essere implementati migliorando la comunicazione non-verbale e la capacità di interagire con le altre persone. Mentre, l’eccessivo attaccamento agli oggetti, alla routine e agli schemi abituali, possono essere gradualmente affrontati attraverso una gestione più funzionale delle preoccupazioni e un minore controllo delle proprie abitudini. Infine, poiché è possibile che si presenti un’associazione tra tale condizione e lo sviluppo di disturbi quali la depressione, i disturbi d’ansia e difficoltà nella gestione della rabbia e nella comunicazione dei sentimenti, può rivelarsi molto utile lavorare anche su questi aspetti collaterali attraverso interventi specifici e mirati.


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Giovanni D'Amelio