L’evento, promosso dall’ANPI e organizzato in collaborazione con l’associazione Sapori Reclusi, ha voluto raccontare soprattutto la complessità dell’essere donna in Iran.
di Giada Rapa
La Resistenza può assumere tante forme. E oggi più che mai è anche compito dell’ANPI veicolare questo messaggio, per ricordare i partigiani di ieri, ma anche chi oggi sta ancora lottando per i propri diritti e per la propria libertà. Un pensiero nel quale si riflette Giusy Chieregatti, Presidente dell’ANPI Caselle-Mappano Sezione “Santina Gregoris”, fermamente convinta che bisogna partire dalla memoria per poi attualizzare sull’odierno.
Da quest’idea è quindi nato l’appuntamento “Essere Donna in un Mondo Complesso”, con una mostra allestita nella giornata di sabato 22 aprile e realizzata dall’associazione Sapori Reclusi. A illustrare nel dettaglio il progetto dal titolo “R Women – Donen Resistenti” è stata Marcella Genta, che ha sottolineato come il sodalizio -nato nel 2010- intenda operare in contesti di reclusione e di resistenza spesso poco in vista. Non a caso i progetti culturali di Sapori Reclusi sono iniziati nelle carceri. “R Women” si è posto quindi l’obiettivo di illustrare, attraverso 45 scatti realizzati da 9 fotografi diversi -tra cui il Presidente dell’associazione Sapori Reclusi, Davide Dutto– la vita quotidiana delle donne iraniane, passando dalle immagini dei bordelli a quelle della difficoltà di praticare sport con il velo.
Protagonista degli scatti di Dutto è l’attivista Azam Bahrami, intervenuta nel pomeriggio per raccontare la condizione delle donne iraniane dal punto di vista di chi ha vissuto determinate situazioni sulla propria pelle e che continua a lottare per cambiare le cose. Una descrizione lucida e toccante, nella quale si è evidenziato come la donna sia vista come un oggetto, un corpo al quale dare delle regole in qualunque ambito. Ed è proprio attraverso quel corpo che è iniziata la rivoluzione delle donne, che si sono tolte il velo, legate i capelli, deciso di andare in bicicletta o al cinema, portare i pantaloni, ballare e cantare in pubblico dove è proibito. “Con la consapevolezza che potrebbero essere portate in carcere o uccise per strada” ha sottolineato Azam. Quest’ultima ha anche illustrato il suo progetto “Un Albero, una Vita” -auspicando anche l’adesione da parte del Comune di Caselle– che consiste nella piantumazione di alcuni alberi sui territori aderenti, ognuno dei quali dedicato alla memoria di una delle vittime della repressione.
Presente all’incontro anche l’ex assessore Angela Grimaldi, componente della Commissione Pari Opportunità di Caselle. “Occorre fare un cammino a 360° che coinvolga noi donne, i nostri figli e tutta quella parte sana della politica che ancora crede nei diritti degli uomini e delle donne”. In conclusione, Marcella Genta ha anche parlato del nuovo progetto di cui si sta occupando Sapori Reclusi: una mostra dal titolo “R Women 2”, sulla condizione femminile in Afghanistan, per raccontare -attraverso le immagini- la situazione sociale prima e dopo l’arrivo dei talebani.