Un tema forte nella serata organizzata presso la Biblioteca del CIM, raccontato dallo storico della Shoà Davide Aimonetto. Per ricordare un dramma che non deve essere dimenticato.
di Giada Rapa
Mappano – L’anno scorso il tema era stato Sciesopoli, ex-colonia fascista in cui 800 bambini ebrei scampati al campo di sterminio ritrovarono una nuova vita. Quest’anno, in occasione della Giornata della Memoria, presso la Biblioteca del Consorzio CIM di piazza Don Amerano, è stata raccontata la storia del campo di Terezin. Una vicenda particolare, illustrata davanti ad una trentina di persone dallo storico della Shoà Davide Aimonetto nel corso della serata di ieri, giovedì 26 gennaio, alternando componimenti musicali e poesie scritte dai bambini del ghetto.
Dopo una breve visione del documentario L’inganno di Terezin, si è entrati nel vivo dell’incontro. “Terezin è stato un simbolo della propaganda – ha esordito Aimoneuuo – utilizzato per registrare un documentario in cui il regime mostrava come gli ebrei vivessero tranquillamente”. È questo infatti il grande inganno di Terezin: qui, la realtà viene interpretata e mostrata in modo totalmente diverso al fine di tranquillizzare l’opinione pubblica mondiale. Ma proprio qui, dove verranno riunite personalità di spicco in campo musicale, artistico e scientifico, si inizierà un nuovo tipo di resistenza, quella culturale. “L’esperienza di Terezin rappresenta un simbolo di ricerca di libertà non solo individuale, ma anche collettiva” continua Aimonetto. Qui, infatti, non ci saranno mai rivolte, né si verificheranno casi di violenza o stupro, come invece avverrà in altri campi. Il motto sarà “sopravvivere un giorno di più al nemico”, con una particolare tutela verso i bambini, visti come il futuro dopo la guerra. Dei 10.000 bambini che passarono per Terezin solo circa 200 si salvarono, molti dei quali trovando un rifugio proprio nella colonia di Sciesopoli.
Alla serata hanno partecipato anche il presidente del CIM Valter Campioni, il sindaco di Caselle Luca Baracco, l’assessore di Caselle Erica Santoro, quello di Borgaro Marcella Maurin e quello di Leinì Emiliana Volonnino, nonché Luigi Benedetto, presidente dell’associazione Liberi Tutti, che ha contribuito all’organizzazione.