Mentre a Torino da oggi scatta il blocco per i diesel fino ad euro 4, pessima risulta la situazione anche nella zona nord del capoluogo. Da Borgaro a Caselle, da San Francesco a San Maurizio a Leinì negli ultimi 6 giorni è stato continuamente superato il limite di sicurezza relativo all’emissione delle polveri sottili. Per l’associazione ambientalista è importante soprattutto intervenire sul tessuto urbano e sulla mobilità e che uscire dalla cappa di smog rappresenta una sfida del futuro per le amministrazioni comunali.
di Giada Rapa
La qualità dell’aria peggiora di anno in anno. Durante il 2016 Torino, con 89 superamenti dei limiti di PM10, è risultata la prima fuorilegge tra le città italiane. Nel 2017 la situazione non è migliorata e al 15 ottobre la centralina Rebaudengo ha già registrato 66 sforamenti “Se fosse già attivo il semaforo antismog, che invece partirà dall’1 novembre – spiega Carla Pairolero, Presidentessa di Legambiente Metropolitano– dovrebbe scattare il blocco per le circa 35 mila auto euro 3 diesel e le 65 mila euro 4 immatricolate nel capoluogo. I dati rilevati dalle stazioni di rilevamento operanti nella città metropolitana e gestite da Arpa Piemonte evidenziano, al netto della variabilità meteorologica annuale, la difficoltà a rispettare i valori limite e obiettivo per la protezione della salute umana”. Tuttavia, vista la situazione particolarmente grave, da oggi, mercoledì 18 ottobre e fino “all’adozione di ulteriori provvedimenti” sul terrotorio del Comune di Torino le autovetture private ad alimentazione diesel con classe emissiva inferiore e uguale all’euro 4 non potranno circolare in città dalle 8 alle 19 per tutti i giorni compresi i festivi. Anche per i mezzi commerciali ad alimentazione diesel il blocco è confermato fino alla classe euro 4, ma con orario 8,30-14 e 16-19 dal lunedì al venerdì, mentre dalle 8.30 alle 15 e dalle 17 alle 19 il sabato e nei giorni festivi.
CHE FARE? – Da Legambiente Metropolitano arriva una possibile soluzione al problema. “Per respirare aria più pulita bisogna ridurre il numero di auto circolanti, con spazi urbani ben organizzarti e sicuri. Quando si parla di camminare, andare in bicicletta si pensa ai vantaggi dell’ambiente, ma una mobilità sostenibile presenta vantaggi ancora più importanti quali il diritto alla salute. Essere attivi fisicamente preserva la salute fisica e mentale, riduce lo stress, migliora il sonno, combatte l’obesità, le malattie cardiovascolari e la qualità della vita in generale. Ma sappiamo che usare i mezzi pubblici, la bicicletta o andare a piedi in città non è così facile, per questo motivo si deve intervenire sul tessuto urbano e sulla mobilità, a volte con interventi minimi e a costi molto bassi. Legambiente Metropolitano è convinta che far uscire le città dalla cappa di smog è una priorità e sfida le amministrazioni torinese e della cintura disegnando le città di domani, utilizzando le migliori esperienze che già oggi sono una realtà: ecco dunque una metropoli innovativa e sostenibile, sempre più verde dove gli alberi tornano ad essere i protagonisti del centro e delle periferie coniugando anche l’architettura per dar vita a palazzi che respirano. E poi reti ciclabili, mezzi pubblici e auto elettriche, auto in condivisione e le aziende dovrebbero tornare ad usare i pullman che passavano a prendere i lavoratori operai e impiegati e se non possono permettersi il costo, ci può essere una contribuzione minima da parte del lavoratore che comunque anche recandosi per conto proprio al lavoro sostiene un costo. E poi ecoquartieri, edifici che tornano a nuova vita grazie a progetti di rigenerazione urbana e riqualificazione energetica per centri urbani sempre più smart, partecipativi e inclusivi. Serve poi l’istituzione e il funzionamento di un coordinamento forte e permanente tra i diversi livelli di governo del territorio, autorità ambientali e sanitarie e i diversi soggetti interessati, per riuscire ad essere efficaci nell’azione”.
Ma non solo. “Occorre uscire dalla logica dell’emergenza e garantire un diverso modo di pianificare gli spazi nelle aree urbane, ad esempio con la sostituzione delle postazioni semaforiche con rotonde per far defluire il traffico e impedire lo stazionamento dei mezzi fermi al semaforo con il motore acceso. Investimenti nella riqualificazione e nell’innovazione nell’edilizia e nel riscaldamento, sistemi di mobilità innovativi e investimenti sul verde urbano”. Grande attenzione anche all’inquinamento causato dal riscaldamento. Per Legambiente, infatti, occorre vietare “l’uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici e incentivare, a partire dalle aree urbane, l’utilizzo delle moderne tecnologie che migliorano l’efficienza e riducono le emissioni, come le pompe di calore che già oggi sono un’alternativa. Facendo rispettare l’obbligo di applicazione della contabilizzazione di calore nei condomini per ridurre i consumi da subito e controllo su coloro i quali non l’hanno fatto, compresa l’edilizia pubblica e attuando in modo sistematico i controlli sulle caldaie e sulle emissioni prevedendo un sistema sanzionatorio efficace. E’ importante evidenziare le buone pratiche messe in pratica in altre città e all’estero, a volte è sufficiente copiare” conclude Pairolero. E, in merito ai fumi, non può mancare un accenno ai roghi dei rifiuti nei campi nomadi, il cui controllo da parte di Torino viene giudicato “insufficiente”.