Si è svolto ieri il primo dei tre appuntamento organizzati dalla locale Università della Terza Età. Per approcciarsi a un tema occorre la conoscenza. Anche i dati possono servire ad approfondire la questione.
di Giada Rapa
Non è mancata una nutrita partecipazione al primo pomeriggio dedicato al tema “Capire il nostro tempo” organizzato dall’Uni3 di Borgaro. Oratore dell’evento Sergio Durando, responsabile dell’ufficio diocesano Migrantes, che si occupa di mobilità in tutte le sue sfumature, seguendo chi emigra e chi immigra. Nel corso del primo appuntamento i temi affrontati sono stati quelli della migrazione e dei motivi che la causano, mentre l’ultimo appuntamento, previsto per il 22 marzo, tratterà il fenomeno dell’emigrazione italiana per far comprendere le reali dimensioni del fenomeno. “La migrazione oggi non interessa solo gli stranieri, sono moltissimi gli italiani che per un motivo o per l’altro decidono di andare all’estero” ha spiegato Durando nel suo discorso di introduzione.
La relazione è iniziata con un gioco “Mondo senza frontiere” dove, attraverso una serie di domande, si sono affrontati i temi riguardanti il fenomeno dell’immigrazione e la portata di quest’ultimo. In base ai dati a disposizione, infatti, nel mondo ci sono circa 250 milioni di “migranti internazionali” al quale bisogna aggiungere 700 milioni di “migranti interni” ovvero coloro che migrano da una zona del proprio Stato a un’altra. Le cause principali sono fame, guerre, lavoro, ma non dobbiamo dimenticare i motivi di salute e gli immigrati per disastri ambientali, troppo spesso non considerati.
Non è mancata la riflessione sulle parole “straniero” e “migrante”, soprattutto nel modo in cui sono state utilizzate nel corso degli anni. “Fino a ieri lo straniero poteva essere chi arrivava dal meridione o addirittura da Cuneo, ora spesso viene usata per indicare coloro che hanno colore della pelle o tratti sonatici diversi dai nostri, ma che in realtà sono nati in Italia. Il pericolo più grande che affrontiamo ogni giorno è quello di continuare a categorizzare le persone: un problema che si supera soltanto con la conoscenza sconfiggendo la disinformazione e la paura dell’altro. Il virus della paura, che si sta diffondendo sempre di più, rischia di fare i danni maggiori a noi stessi.”, ha concluso Durando.