Borsellino e Falcone: a ventiquattro anni di distanza cosa si direbbero oggi i due giudici?


Il 19 luglio cade l’anniversario della strage di via D’Amelio a Palermo, luogo in cui morì per mano della mafia il giudice e la sua scorta, quasi 2 mesi dopo l’attentato di Capaci. LEGGI IL TESTO “Giovanni e Paolo”.

di G. D’Amelio

Alessandra Camassa

Alessandra Camassa

Tempo di anniversari, di commemorazioni, di iniziative per non dimenticare. Ma anche di bilanci sulla lotta alla criminalità organizzata, di polemiche, di strascichi, di cosa si poteva fare e non si è fatto. Falcone e Borsellino uniti da un unico destino, simboli immortali di una parte di Paese, l’Italia, che combatte ogni giorno per affermare la cultura della legalità contro quell’altra, indifferente e connivente.

In questo breve scritto vogliamo ricordare i due giudici riportando integralmente il testo di una rappresentazione teatrale scritta 4 anni fa da Alessandra Camassa, da pochi giorni Presidente del Tribunale di Marsala, una donna che nella stessa città, all’inizio della sua carriera ha lavorato con Borsellino.  “Giovanni e Paolo”, un dialogo immaginario tra i due che a distanza di 20 anni dalla loro morte che si rincontrano nella Casa degli uomini eletti, un luogo dove “si possono trovare personaggi che si sono distinti per coraggio, onestà, dedizione al lavoro, acume” ma che non necessariamente erano persone perfette”.


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