Il neo Presidente dell’ente, che raggruppa sei comuni della zona, fa un esame della situazione attuale. “Serve altro personale e una sede più grande”.
di G. D’Amelio
San Maurizio Canavese/San Francesco al Campo/Ciriè/San Carlo Canavese/Nole/Robassomero – “Siamo in una fase particolare per l’Unione e i comuni associati devono decidere se far sviluppare questo ente o se metterlo in liquidazione”. Non usa mezzi termini Paolo Biavati, Sindaco di San Maurizio Canavese e da qualche mese anche Presidente dell’Unione dei Comuni del Ciriacese e del Basso Canavese alla quale aderiscono, oltre a San Maurizio, anche le cittadine di Ciriè, Nole, Robassomero, San Carlo Canavese e San Francesco al Campo. “E’ importante – prosegue Biavati – capire che l’Unione è una grossa opportunità per migliorare, allargare e contenere la spesa di alcuni servizi offerti ai cittadini, ma bisogna investire risorse, in primo luogo quelle umane con una maggiore disponibilità di personale”. Al momento sono 7 i dipendenti che svolgono servizio presso l’Unione messi a disposizione dai comuni , ma non basta. “Con questo numero non riusciamo quasi neanche a svolgere le attività di base – sostiene il Presidente – mentre invece si dovrebbe pensare ad accrescere l’informatizzazione dei servizi”. Inoltre, per Biavati bisognerebbe cambiare anche la sede “piccola per le nostre esigenze”, al momento ubicata negli uffici della ex procura di Cirié.
Sul piano operativo l’Unione al momento si occupa di omogeneizzare i servizi socio-assistenziali dei 6 comuni gestiti dal Consorzio CIS, si pone come centrale unica di committenza per gli appalti fino a 40 mila euro di importo, si occupa di tributi a San Francesco e Cirié, e di manutenzione stradale. “Ma le potenzialità di intervento sono ancora maggiori – conclude Biavati – ma ripeto, serve la volontà di tutti per fare il salto di qualità”.